Thursday, November 24, 2011

Thanksgiving

Ogni anno aspetto Thanksgiving come da bambina aspettavo la notte di Natale. Facendo spazio nel mio cuore per tutto il calore che questa festa porta con se'. Un piccolo tesoro che dura il tempo di una notte ma che si costruisce durante un anno intero e che per un altro anno intero poi risplende.

Il Thanksgiving mi affascina per il significato. Mi piace la semplicita' con cui mi era stato spiegato la prima volta che ero in America, la prima volta che lo festeggiavo. Mi era stato detto che ci si riunisce con la famiglia per ringraziarsi reciprocamente per la presenza e l'affetto. Per dirsi "grazie". E questa piccola parolina per me e' sempre cosi' carica di significato. E' lo stesso grazie che in silenzio attendo di sentire un giorno da un paziente per aver fatto qualcosa di davvero significativo per lui. E' un insieme di lettere che esprime un sentimento che troppo spesso non riesco a descrivere altrimenti. E' una parola che non ha sinonimi e che nella sua unicita' esprime una delle gioie piu' grandi e profonde.

Dentro di me mi piace pensare che un giorno saremo Matthew ed io ad organizzare il Thanksgiving a casa nostra. Che prepareremo la tavola la sera prima, con cura, con gusto, con attenzione ai piccoli dettagli. La mattina ci sveglieremo presto e ci metteremo all'opera in cucina. Decoreremo la casa e la renderemo calda e accogliente per i nostri ospiti in arrivo dall'Europa, dalla California e da chissa' che altro dove. Mi piace immaginarmi una lunga tavolata con la tovaglia bianca e ogni postotavola di un colore diverso. Mi piace immaginarmi piccole altezze che spuntano da una pila di cuscini sulla sedia, sfumature di colore nei capelli, urletti vivaci e voci piu' pacate, l'ingenuita' e la saggezza in sguardi sinceri e carchi di affetto, risate e chiacchiere, conversazioni un po' piu' serie nei catch up, sorrisi e affetto che a zig zag raggiungono tutti i commensali e scaldano il cuore di tutti.

Ieri sera prima di addormentarmi pensavo a cosa sono grata questo giorno di Thanksgiving. Ne cercavo una sola. Ma, ripercorrendo l'anno, non l'ho scovata, ne' nel mio cuore ne' nella mia mente. E sono contenta di non averla individuata. Perche' da quando sono venuta in America, piu' per l'esperienza che per la cultura, ho imparato ad essere molto piu' appreciative e guardare tanti gesti, presenze, parole, emozioni, eventi come un privilegio, una piccola fortuna, un qualcosa in piu' nella quotidianita'.  Credo che questo nuovo atteggiamento mi abbia reso una persona migliore. O comunque, a me piaccio di piu' cosi'. Sono molto piu' felice, solida e serena. E allora, invece che fare la lista degli affetti, delle persone, dei traguardi, degli eventi per cui sono grata quest'anno, semplicemente vorrei augurare a tutti noi di poter sempre apprezzare le piccole e grandi cose che tutti quanti abbiamo. Ed essere felici.

Happy Thanksgiving!

Wednesday, November 23, 2011

Giochino



Safe travels per chi si sposta per il Thanksgiving!

Monday, November 21, 2011

Kingston

Questo weekend mi sono aggregata al gruppo del corso di barca a vela di Matthew che aveva in programma un'uscita nella Puget Sound. Freddino attraversando la baia, heartwarming i colori e la magia della barca a vela, una bella sorpresa la brina sulla sabbia e una sottile striscia di nebbia sospesa tra acqua e cielo al risveglio, una compagnia inaspettata quella dei leoni marini e dei pescatori al largo.

  


Infine, pedalando verso casa, attraverso una finestra incorniciata dal buio della sera, nelle luci soffuse di un soggiorno, ho intravisto una coppia sulla cinquantina che ballava.

E ora si riprende in attesa che arrivi il Thanksgiving!
Una bella settimana a tutti!

Friday, November 18, 2011

Melrose Market

Nel tornare a casa oggi mi sono fermata, per scattare qualche foto, in un posto che ho scoperto da poco e che mi piace tanto. Purtroppo la luce nelle foto fa un po' pena perche' la mia poca dimestichezza con le taglie dei bimbi mi ha trattenuta a vagare nel reparto bambino di un altro negozio piu' a lungo del previsto e nel frattempo si e' fatto buio. Il posto in questione e' Melrose Market.


Se mi ricordo bene l'hanno inaugurato l'anno scorso ma ancora non ero entrata fino a qualche weekend fa.. quando mi ha lasciata piacevolmente sorpresa. Nonostante il nome, non si tratta di un mercato vero e proprio ma di un posticino per coccolarsi con qualche sfizio. Mi piace molto l'ambiente raccolto, l'atmosfera un po' intima e un po' riservata che si crea tra i piccoli negozietti allestiti all'interno di nicchie ricavate in quello che credo fosse un magazzino e rivestite in legno o mattoncini rossi. Inoltre a renderlo un posto un po' speciale ai miei occhi contribuisce il fatto che tratta esclusivamente prodotti organici e favorisce l'attivita' di piccoli produttori... un aspetto che a me fa sempre piacere.

All'interno ci sono una macelleria che pero' non ho fotografato (ma ci sono delle foto carine qui),
un banco di formaggi con un tavolino per gli assaggi (che se anche non provo mai e' sempre bello da vedere)


un'enoteca con dei tavolini per un aperitivo tra le botti di legno


 una fioreria-mini fruttivendolo con prodotti di stagione, locali e organici 


un bar piu' da pausa pranzo o brunch che caffe', con una fila di tavolini allineati lungo il marciapiede di una strada comunque poco trafficata


al piano rialzato il minuscolo negozietto butter home con tante cosine fatte a mano


infine il ristornatino Sitka and Spruce il cui menu non mi ispira un granche' (non che non sia stuzzicante ma non mi vedo uscire soddisfatta) ma altrimenti carinissimo per il piano di lavoro a vista e soprattutto per la dispensa... in vetrina e accessibile a chiunque.


Pure la cella frigorifera con tanto di salami e prosciutti aveva la sua bella finestra e se fossi stata abbastanza sfacciata averi fatto la foto anche a quella ma c'era un cuoco all'interno alla ricerca di qualche ingrediente e un pochino mi vergognavo. In compenso pero', siccome le mensole mi piacevano proprio... mi sono sbizzarrita...

Il tocco finale... e' prevista una leggera nevicata per la serata... ci spero tantissimo!
Un dolce weekend novembrino a tutti!

USMLE FAQ

E' un po' che avevo in mente questo post, un po' tanto direi, ma l'application season ha creato una certa avversione a scrivere a riguardo. In ogni caso, ora mi impegno a rispondere al commento trascurato di Eleonora e ad un'email di una persona tanto paziente e sempre tanto gentile: scusate entrambe. In verita' c'e anche il commento di Louis che mi ha dato tanto da pensare... e allora provo a buttar giu' un po' di riflessioni che poi nel tempo cerchero' di elaborare e spiegare con chiarezza.
Le domande che si ripetono fondamentalmente riguardano
1. libri
2. tempi
3. score
Le new entries:
4. come si scelgono le scuole di specialita'
5. dal post di Louis: con questo punteggio (> 95) si può aspirare alle scuole di specializzazione al top?

Allora

1. libri & 2. tempi
Per le prime due domande mi rifaccio al commento di Eleonora.


[...] le domande sono circa 322 per lo STEP 1 (fonte USMLE bulletin of information) ripartite tra le materie presenti (fisiologia,patologia,vari apparati..e behavioural science..con cui ho seri problemi :() tu sai dirmi quali sono le materie piu rappresentate e quelle meno? (orientativamente..)
Per come sono formulate le domande, molte finiscono per coprire piu' aree per cui e' difficile valutare. Studia bene tutto: il voto e' cruciale per il tuo successo. Fai benissimo fisiopatologia...con quella vai dappertutto e ti servira' tanto in futuro. Fai bene bene anatomia, physio, pharmaco, microbiologia. Meno rappresentate forse sono genetica e biochimica ma ugualmente importanti, non trascurarle, soprattutto biochimica. Per behavioral science... Eleonora, benvenuta nel mio mondo :)! Anche per me era la parte che mi faceva piu' tribolare. Non sottovalutarla: e' la parte in cui gli IMG (international medical graduates) fanno peggio.. ed e' un peccato perche' non ci vuole una scienza a rispondere correttamente, e' solo un po' avulsa dal nostro background. Pero'... oh my se mi lasciava sempre un po' perplessa :)!

Io sono al 5anno di medicina e ho preso il First Aid (*),vorrei iniziare a preparare lo STEP 1 per Maggio 2012..ma avendo 5 esami questo semestre,non so quante ore al giorno riuscirò a dedicare al test..solo che vorrei provare a superarlo prima di laurearmi per accelerare le pratiche. tu credi sia fattibile? sono terrorizzata da una bocciatura sul curriculum! (considera che marzo e aprile 2012 avrò praticamente 24 ore al gg per studiare,ma prima di marzo,al massimo un paio d'ore tra lezioni,servizi clinici,esami..)
Allora, qualche riflessione
anch'io ero terrorizzata dalla bocciatura o da un voto poco competitivo. L'America e' un Paese che non ti lascerebbe mai senza mezzi (always for a "small" fee of course :-/). Chi e' nel campo conosce l'estrema difficolta' che uno straniero incontra in questo percorso. E per questo ci sono il kaplan, l'NBME e lo USMLEWORLD. Mentre il First Aid e' il titolo di un libro e solo di un libro, il kaplan non e' il titolo di un libro, forse non l'avevo mai specificato. Il kaplan e' una compagnia che offre corsi in preparazione ai possibili esami che gli americani sostengono nella loro carriera scolastica/universitaria. Il kaplan prepara al superamento, anche brillante, dell'esame. I libri non sono testi di studio qualsiasi ma sono stati scritti con lo scopo di coprire e spiegare in maniera chiara i concetti chiave che vengono valutati all'esame: sono finalizzati al superamento dello USMLE :)! Anche all'esame non chiedono cose strampalate o fuori dall'ordinario. E' un esame impegnativo ma fattibilissimo con un po' di buona volonta', costanza e determinazione!
Per le persone scrupolose come te che non vogliono rischiare la bocciatura ci sono l'NBME e lo USMLEWORLD. l'NBME e' un po' caro perche' mi pare che ogni test costi $ 45 pero' e' altamente predittivo del tuo score reale il giorno dell'esame. Io ho basato la mia preparazione sugli score dell'NBME ed ero soddisfatta del risultato. Lo USMLEWORLD per me e' una risorsa fondamentale da affiancare ai libri del kaplan. E' fatto benissimo, aggiornatissimo e le spiegazioni sono sempre molto dettagliate, chiare, logiche attraverso la fisiopatologia... e' la mia risorsa preferita in assoluto!
Per rispondere piu' nello specifico alla tua domanda, io ho aperto i libri dello step1 quasi dieci anni dopo aver aperto quelli in italiano... ero un po' arrugginita su biochem, neuroanat etc. Inoltre quando sono arrivata in USA non spiaccicavo una parola di inglese per cui ero lentissima a leggere i libri. A me, con il tuo orario, sembra un po' stretto da qui a maggio se vuoi un gran bel voto. Pero' dipende dalla tua preparazione e magari ti basta una spolveratina. Tieni presente solo che l'esame e' a tempo e  le risposte ti devono venire abbastanza in fretta (credo tu abbia 70 secondi per leggere la domanda e rispondere).
(*) Una nota sui libri presa da una email in risposta alla domanda first aid vs. kaplan di un lettore. A mio avviso il first aid e' un ottimo testo per una review finale. E' vero che e' utilizzato come unico testo dagli studenti di medicina americani ma e' anche vero che i due anni preclinici sono impostati in modo da condurre al superamento dello step 1. Idem quelli clinici per lo step 2. Noi veniamo da un altro sistema che ci richiede un altro tipo di studio. Io ho consultato il First Aid ma, spassionatamente, non mi sarebbe mai bastato. Se vuoi, per avere un'idea del tipo e livello di domande, prova a fare un test nbme.Credo costi $ 45 e assolutamente fallo a tempo. Inoltre, secondo me, abbiamo bisogno di studiare in maniera approfondita su testi in inglese e il first aid e' troppo schematico per familiarizzarci con la lingua.

il kaplan,ho letto costa 200 dollari? è vero? 
Mi cogli impreparata. Non so dove si acquisti in Italia e men che  meno il prezzo. Almeno in America il kaplan non vende i libri da soli: sono parte del pacchetto costosissimo dei loro corsi (per me non valgono la pena ad eccezione dello step 2 cs). Motivo per cui c'e' un gran business su ebay. Non immagino abbiano tradotto le lecture notes in italiano. Nel caso, il mio consiglio piu' vivo e' di prenderle in inglese. L'esame e' in inglese e a tempo. Studiare su testi in inglese fatti appositamente per il superamento dell'esame mi sembra l'approcio piu' efficace.


ma è solo teoria,o anche quiz? quanti volumi sono?
teoria e quiz. sono otto volumi: anatomy, physiology, pathology, pharmaco, micro & immuno, biochem & genetics, our friend behavioral science, qbook. Ad ogni capitoletto segue una sezione di domandine/esercizi per vedere se abbiamo afferrato i concetti principali o ci e' sfuggito qualcosa. Per una valuazione piu' generale puoi usare il Q book (serie di tests, ciascuno composto da 50 domande, organizzati per materia). Infine quando sei a buon punto con la preparazione ti consiglio di usare i tests, a tempo, di cui ti dicevo sopra, dell'nbme e usmleworld. Sono entrambi due siti, non due libri.


in ultimo..sapresti dirmi la differenza tra qbank e qbook? servono entrambi?  
Il Qbook e' un libro di domande (ottavo volume di kaplan lecture notes) e Qbank e' un pool di domande online (qbank del kaplan, qbank dello usmleworld) per esercitarti e velocizzarti.



 3. Lo score
di recente ci sono stati dei cambiamenti con lo score: alle scuole di specialita' viene inoltrato solo il three-digit score e lo USMLE ha creato nuove tabelline con una nuova correlazione tra two-digit e three-digit score. qui


4. Come si scelgono le scuole di specialita'
La procedura per fare domanda d'ammissione in America e' molto semplice e alla luce del sole. Che a me piace molto. Noi applicants non interagiamo con nessuna scuola di specialita' direttamente. Tutto passa attraverso il filtro di una agenzia chiamata Electronic Residency Application Service (ERAS). Detto questo... gli AMG credo scelgano in base a due criteri: geografico e reputazione della scuola. Gli IMGs... imparano nel tempo che tanti, troppi IMGs non ricevono nemmeno una interview e che le interviews non garantiscono il posto in specialita'. Inoltre, gli IMGs hanno meno costrizioni geografiche e pertanto sono piu' spesso disposti a trasferirsi in aree piu' ambite cosi' come posti in the middle of nowhere. Quest'anno e' un annaccio dove la selezione per gli inviti alle interviews di medicina interna si e' rivelata di gran lunga piu' competitiva che in passato ma i numeri degli anni passati vedono domande a una decina di programmi per gli AMGs e un centinaio (con ampia deviazione standard) per gli IMGs.
A mio avviso il criterio principale che dovrebbe guidare uno straniero e' il seguente.
Obiettivo: fare breccia nel sistema americano, troppi IMGs restano a spasso per troppi anni.
Apply broadly.
Swallow your pride.
Consider moving.
Modalita' di selezione dei programmi: qualsiasi sia il criterio, generalmente pero' geografico, secondo me le scuole vanno scelte cosi':  15% top programs- 70% mid range programs- 15% back up programs. la proporzione naturalmente puo' variare a seconda della qualita' dell'application.




5. Infine vorrei lasciare un commento alla domanda di Louis:  con questo punteggio (> 95) si può aspirare alle scuole di specializzazione al top?
Quando imboccai questa strada, nella mia mente ancora scolastica pensavo che uno score brillante potesse garantirmi l'ingresso in una scuola di specialita' di un certo calibro. Poi nel tempo le statistiche, la mia amica messicana e l'esperienza di altri IMGs mi hanno fatto capire che un buono score e' cruciale per il successo ma non basta. Agisce solo da filtro per cui sotto una soglia (normalmente piu' alta per gli IMGs) le applications vengono scartate. Aspirare alto non nuoce ma ci sono tantissimi altri fattori che giocano un ruolo in questa selezione. E se quest'anno, in cui soffrono anche tantissimi AMGs spiazzati dalla competizione insolita che si e' creata per medicina interna, e' la nuova tendenza, un buono score potra' semplicemente garantire to stay in the game.

Ultima precisazione su una differenza Italia - USA. In Italia un neolaureato puo' iscriversi alla specialita' nella branca che desidera subito dopo la laurea. In America, salvo rare eccezioni come anestesia, radiologia e poche altre, tutti i neolaureati interessati ad una branca internistica fanno comunque tre anni di medicina interna e soltanto al termine della residency possono fare domanda d'ammissione alla specializzazione vera e propria che si chiama fellowship e dura un paio d'anni. idem per tutti i neolaureati interessati ad una branca chirurgica: fanno comunque x anni di chirurgia generale e poi si specializzano.

Bottom line... it's a long, tough road but the secret is keeping your chin up and taking one step at a time! And if you have questions, you can always ask Pookelina... she will do her best to help you out!
Good luck!

Monday, November 14, 2011

Persone ed emozioni

Questa settimana e' stata costellata di piccoli grandi eventi.

Innanzitutto ha fatto capolino in questo mondo il bimbo della mia amica messicana (che aveva annunciato la gravidanza con l'ecografia della manina del piccolino che ci salutava dalla pancia della mamma).

Poi... mi sono tolta un peso dal cuore.
Nell'aprile 2010 ho pastrocchiato nel rapporto con una coppia di amici a cui tenevamo tanto. Dopo il patatrac c'e stata qualche email (che ha solo finito per alimentare le incomprensioni) e poi il silenzio. In quest'anno e mezzo li ho pensati spesso ma ho sempre represso l'idea di riallacciare. Non perche' mi bruciasse rompere il silenzio per prima (un pochino si' a dire il vero) ma perche', per come erano andate le cose e si erano comportati, non mi sembrava valesse piu' la pena. Ultimamente pero' mi pareva triste e senza onore partire "in silenzio". Cosi', quando qualche sera fa e' tornato questo pensiero, senza rifletterci, ho scritto un'email semplice semplice menzionando la probabile partenza e offrendo di vederci. E' stato bello e heartwarming sentire le sue parole traboccare di riconoscenza e sollievo e percepire che anche loro si erano auspicati la riappacificazione. Ora ho tanta voglia di vederli... and to pick up where we left off. E intanto che aspetto... sono felice.

Oggi pomeriggio invece ho inaugurato il primo degli incontri che mi sono riproposta di fare nei prossimi mesi: un tea con le ragazze del lab. Quando sono andate mi e' rimasto un velo di malinconia. E non mi raccapezzo. Quando ho lasciato Bologna, sara' che finalmente venivo definitivamente da Matthew, ma non mi era dispiaciuto poi cosi' tanto. Qui, mah, forse ho vissuto piu' intensamente i rapporti o forse semplicemente Seattle sa di casa ma mi sembra di lasciare una radice, un pezzo importante di me, tanti racconti, seppur di una storia tutta in divenire e molto piu' lunga, a cui sono affezionata.

Allo stesso tempo, se non mi soffermo su quello che lascero' ma sugli obiettivi che Matthew ed io abbiamo per il futuro, sono pronta per i prossimi capitoli e impaziente di iniziare a scriverli. E l'ho provato fortissimo ieri sera quando il figlio di amici mi si e' acciambellato sulla spalla e, ignaro, e' finito nella trappola delle mie coccole infinite. Ad un certo punto l'ho stretto forte forte a me e ho sentito, ancora una volta, riesplodere fortissimo il desiderio di iniziare a pensare ad un bambino tutto nostro... speriamo che il rebus professionale in cui ci districhiamo ora non ci faccia aspettare troppo a lungo per iniziare a cullare seriamente questo pensiero. Intanto, eccoci qui, io e la mia fiamma!

Friday, November 11, 2011

Caro Babbo Natale

Attraversando con passo svelto Macy's mi sono imbattuta in questo ambaradan:

Nonostante fosse piuttosto vistoso la mia attenzione e' stata catturata dalla bussola delle lettere. Mi sono fermata ad osservarla... probabilmente piu' a lungo di quanto faccia qualsiasi bambino. E mi sono tornate in mente le mie letterine a Babbo Natale.

Quando ero piccina, a inizio dicembre, sul foglio di carta da lettera piu' bello che avevo scrivevo i miei pensierini a Babbo Natale. Ad opera compiuta la mia mamma, con la scusa di controllare che non ci fossero errori perche' Babbo Natale doveva pur vedere che durante l'anno ero stata brava a scuola, ci dava una letta e poi infilavamo la letterina nella sua busta. La sigillavamo. La mia mamma mi metteva il cappottino sopra il pigiama e la vestaglietta rosa cosi' da non prender freddo e andavamo sul balcone di cucina. Con un accendino il mio papa' bruciava un angolino della lettera. E mentre la fiamma consumava quell'angolino di carta e la cenere cadeva a terra, quel fumo che saliva al cielo, nel buio della notte, avrebbe portato le mie parole a Babbo Natale.

Non era un metodo infallibile. Tanti desideri si sono persi per strada nel raggiungere il Polo Nord attraverso l'aria fredda della notte.
Non era nemmeno un metodo adatto a bambini razionali e inquisitori. Ma non era il caso mio. Io ero affascinata da questa modalita' di spedizione delle lettere a Santa e mi sarei bevuta qualsiasi spiegazione pur di continuare questa tradizione.

Visto pero' che i miei bimbi saranno americani e gli amichetti porteranno le lettere in negozio, per loro aggiungero' che "la letterina con l'angolo bruciato" deve essere imbucata nella bussola rossa per Santa Claus... cosi' siamo sicuri che Santa riceva tutte le paroline...



Tutta la mia simpatia comunque va a Nordstrom che questa settimana esporra' dei cartelli che diranno

 “At Nordstrom...
we won’t be decking our halls until Friday, November 25.
Why?
Well, we just like the idea of celebrating one holiday at a time.
From our family to yours, 
Happy Thanksgiving.”

Thursday, November 10, 2011

The beauty of Autumn

In calce ad un'email c'era questa frase:

"When you are reluctant to change, think of the beauty of Autumn" -V. Brown



e dulcis in fundo... non c'entra molto con l'autunno ma oggi ho visto questa coppietta giovanissima troppo carina che ha appoggiato le bici agli alberi, appeso l'amaca e si dondolava godendosi questa splendida giornata di sole, caldo e colori.

Friday, November 4, 2011

Tonight

Stasera andiamo a cena da un'altra coppia.
Non sarebbe nulla di speciale se non fosse che e' la prima volta, in cinque anni che sono qui, che incontro un italiano a Seattle.

Sono quasi emozionata...

Fondly yours

Svegliarmi al mattino, ancora un po' nel fuso di Iowa, quando i grattacieli sono ancora avvolti nella nebbia, il cielo azzurro e' ancora velato della sfumatura grigio fumo del buio della notte, le luci nelle case si accendono e rituali mattutini si intravedono al di la' dei vetri senza tende.

Mi accovaccio sul divano e osservo fuori dalla mia finestra questa citta' che si sveglia. Le macchine che svoltano agli incroci. Ognuna con un giorno da scrivere, con impegni diversi. Qualcuno sara' di buon umore, qualcun altro teso, qualcun altro ancora ancora assonnato. E mentre la luce cresce e questa nebbiolina si dipana, sento che appartengo a questa citta' piu' di quanto vorrei.

Una routine che si ripete per anni. Senza fretta. Seattle si sveglia con te, indossa i colori del giorno, ti lascia fare, ti offre opportunita' e ti guarda giocartele, ti vede gioire e soffrire, fondamentalmente crescere, si diverte insieme a te e insieme a te si corica ogni sera. Poi un giorno le vostre strade si separano. Lei restera' qui e un aereo ti portera' lontano. Lei continuera' a scintillare nei giochi di luce tra sole e oceano, a brillare nel cuore della notte in minute pennellatte strette strette di grattacieli che non si spengono mai, profumera' di sale e regalera' spettacoli naturali che non sono concessi a tutti i posti nel mondo. Continuera' a vivere. E ti aspettera' per sempre, se vorrai tornare. Non sai ancora se un giorno tornerai. Pero' sai che negli anni che vi separeranno Seattle crescera' ed evolvera' ma i tuoi ricordi saranno custoditi qui.
Per sempre.

The right place will pick you, so have faith.

So gia' che e' un post che non dovrei scrivere. Che alla fine tutto si sistemera'. Ma lo scrivo. Perche' e' parte di questa storia. E per preparare chi si accinge a intraprendere questo viaggio. Un viaggio di regole, statistiche, cut-off, requirements che cambiano a seconda della categoria AMG (American medical graduates) vs. IMG (international medical graduates). E' un viaggio in cui partiamo svantaggiati e non possiamo paragonarci in nulla e per nulla agli AMG. La scuola di specialita' dove entriamo non rispecchia le nostre capacita' o la qualita' della nostra application e men che meno della nostra persona.  

Nella mia mente ingenua e sognante mi son sempre detta che alla fine, una volta specializzanda, questa spada di damocle di IMG avrebbe finito di pendere e finalmente non sarebbe piu' importato che io mi sia laureata a Bologna piuttosto che alla University of blablabla. Ma oggi mi ha assalito il dubbio di cosa succede se finisco in un ospedale di quelli che io ho classificato come middle-bad or bad. Con la citta' posso put up. Con la qualita' del training no. Eppure ancora non capisco come io sia vista nell'ambito dell'application season. Recentemente le parole di un direttore di specialita' avevano rinvigorito il mio spirito. Ma ogni tanto scivolo sulle mie insicurezze e i miei timori e mi faccio un gran male. Mi ritrovo con il mio sogno di poter diventare il medico migliore che io possa essere tra le mani, sussurrargli che ce la faremo, come stessi rassicurando un bambino, e poi guardarmi intorno e vedere tante porte aperte dove non voglio andare, delle porte interessanti semiaperte e quelle che vorrei tanto varcare ancora chiuse. E allora mi sorge il dubbio se il mio training non sara' mai all'altezza degli standard che mi sono prefissa. Se le persone con cui lavorero' non saranno quegli inspiring mentors che sto aspettando in grazia. Se saro' orgogliosa e fiera dell'ospedale dove lavorero' e della cura che sapremo offrire ai pazienti. 

Sento un amore immenso dentro di me, locked nel mio cuore dalla burocrazia, che bussa in attesa che il match gli apra la porta e gli permetta di shine lungo il mio percorso e portare calore e gioia nelle persone che incontrero'. Sento di poter dare cosi' tanto, di poter portare cosi' tanta gioia, di poter portare un sorriso a chi viene a cercarlo in un ambulatorio, di poter regalare affetto a chi e' in una stanza anonima di un ospedale (e se qualcuno ha imparato a conoscermi, sa che non lo dico con arroganza o superiorita'). Non ce la faccio quasi piu' ad aspettare. Ma tengo botta. 
Perche' so che ci sara' un inizio. 
Pero' deve valerne la pena. 

Non dimentichero' mai la sensazione di camminare verso casa a settembre e pensare ogni sera "I made my day worth it". Voglio fare di nuovo qualcosa per poter rincasare con quella pace e soddisfazione nel cuore. Di aver given back. For all what I've had. That is nothing extraordinary. But still, it's very precious and priceless. 

Il mio prof americano in commento al mio personal statement mi scrisse "Michela – you made my job simple.  I advise you not to change a word in your lovely letter.   There are a few unique ways you say things, but they are charming and they just prove you wrote it. The right place will pick you, so have faith."

La mia forza: The right place will pick you, so have faith.

Ci voglio credere.

Tuesday, November 1, 2011

Kiss 'n' Fly

Dimenticavo, c'e' un'altra cosa che mi e' piaciuta tanto!

Nel tragitto in pullman alla volta di Chicago (da dove partiva il mio volo per Seattle) ci siamo imbattuti in un cartello della segnaletica stradale con indicazioni per qualche aeroporto (non ricordo quale).
La seconda voce era "Kiss 'n' Fly" con l'idea di offrire la possibilita' di evitare di imbottigliarsi nel traffico dei loops dei terminali. Sara' pur sempre sinonimo di pick-up/drop-off area ma con questo nome salutarsi sembra piu' dolce e meno frenetico.

Home sweet home

Ieri ero in centro e, attraversando una strada, la vista si e' aperta sulla baia...Un sussulto e la familiarita' con quell'immagine mi hanno fatto sentire che ... sono proprio a casa. Ho fatto tutto quello che dovevo fare e ora sono di nuovo qui. Forse un po' piu' grande. Senza dubbio con sonno arretrato e forma fisica pietosa. E' bello ritrovare le cose che mi piacciono e imbattermi di nuovo in quelle che mi irritano e che avevo quasi scordato... e Seattle rimarra' sempre cosi'... un rapporto di amore e odio e di oblio di tutti i lati negativi di fronte alla bellezza naturale tanto struggente di questa insenatura sul pacifico tra vulcani, boschi, montagne e... nuvole. Fin quando piove e l'incanto svanisce.

Per un soffio mi sono persa quest'alba upside down che ha fatto notizia su diversi quotidiani e durante la quale il sole, sorgendo, proiettava l'ombra di Mt Rainier nel cielo:

Picture taken by Nick Lippert



La piccola Iowa invece mi e' rimasta nel cuore. Purtroppo le ultime due settimane non avevo la macchina fotografica, ma come ricordo, annoto qui le cose che avrei voluto fotografare:

il postino che a piedi spingeva un carretto su cui era fissata una borsa di pelle con la posta

qua e la' agli incroci le stazioni fai da te che forniscono attrezzi e una pompa per eventuali imprevisti in bicicletta

un rivestimento di testoline gialle e nere sugli spalti dello stadio durante la partita di football

gli edifici moderni, quelli di mattoni rossi e i palazzi classicheggianti del campus universitario

il foliage

i pianoforti e dei libri enormi lungo i marciapiedi, alcuni su cui scrivere con dei gessetti, altri con qualche curiosita' da leggere

una statua di un papa' che allaccia la scarpa al suo bambino

il farmer's market, molto piu' semplice e autentico di quello di Seattle

la moka Bialetti in vendita al supermercato... a Seattle credo di non averla mai vista

un tramonto che ci aveva stupito per l'intensita' dei colori e che ci aveva indotto a sederci su un muretto ad ammirarlo...per poi scoprire che quello stesso tramonto che ci aveva ascoltati crearci risposte agli interrogativi sul futuro  qualche staterello piu' in giu' aveva generato un'aurora boreale

il cielo terso e l'aria fine dopo acquazzoni improvvisi

la vita universitaria, allegra, spensierata, vivace, per le strade del centro

il poter girare in citta' senza il patema d'animo e l'inquietudine che provo a Seattle

Dulcis in fundo... il valore che viene attribuito alla famiglia. Medici che aggiustano il proprio orario attorno agli impegni dei figli cercando un sano bilancio tra vita professionale e privata



Ma ora siamo gia' su una nuova pagina... e c'e' da scrivere una nuova storia.
Si riparte: pronti, attenti, via!