Wednesday, January 19, 2011

A thank you from a patient

Career planning for residents and fellows e' il titolo di un panel a cui sono stata oggi.  
Di consigli sul career planning ne ho sentiti pochi. Solo alla fine, una domanda.


E' stata un'ora in cui una neo-specializzata, due medici di base che insegnano all'universita' e quattro direttori di specialita' hanno condiviso la loro storia. 

Di fronte a certe domande li ho visti abbozzare un sorriso, guardarsi dentro per poi rispondere ascoltando il cuore. Di umanita', passione e dedizione ne e' trapelata tanta. Uno specializzando nel pubblico alla fine ha ringraziato per quanto inspiring siano stati. Io sono uscita con le lacrime agli occhi. 
  
The best part of your job? A patient saying "thank you".
Quello che sogno di sentire io un giorno.
Da sempre.








Struggling for your dreams

Ecco, oggi inizio una serie di posts che avrei tanto desiderato trovare io l'anno scorso. Noiosissimi per la maggior parte spero possano tornare utili a quello studente/neolaureato in medicina che forse passera' di qua.

Caro studente di medicina che stai prendendo in considerazione di specializzarti negli Stati Uniti, ecco per te a grandi linee il percorso che ti aspetta:

  • Primo passo: ottenere il riconoscimento della laurea italiana da parte del sistema americano, ossia ottenere la  certification dall' ECFMG. Lo farai: 
    • Presentando un malloppino di documenti (credentials) all'ECFMG 
    • Superando le tre parti dell'esame di stato americano di medicina e chirurgia (USMLE)
  • A settembre inizierai a mandare le domande di ammissione (application season) alle scuole di specialita' di tuo interesse attraverso un sistema computerizzato chiamato ERAS
  • Ottobre-novembre-dicembre sono i mesi dei colloqui (interview season)
  • A fine febbraio dell'anno successivo i candidati e le scuole di specialita' esprimeranno le proprie prefereze. Il computer le abbinera' in una graduatoria finale.
  • Verso la meta' di marzo ci sara' il famoso match in cui verra' reso noto l'esito di questo abbinamento computerizzato.
  • Non tutti i partecipanti al match vedranno le scuole da loro scelte ricambiare la preferenza. E viceversa. Per questi casi spaiati c'e' lo scramble in cui i partecipanti che non hanno un ospedale come controparte contattano gli ospedali con posizioni vacanti indipendentemente (ossia non attraverso la ERAS) per fissare un colloquio dell'ultimo minuto.
  • I partecipanti che avranno ottenuto un posto in specialita' attraverso il match o attraverso lo scramble inizieranno la specializzazione (residency) a luglio.
  •  Congratulations!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!




Ora, ritornando all'inizio di quest'avventura, il primo passo e', come detto, ottenere la certification dalla Educational Commission For Foreign Medical Graduates (ECFMG). Questa certification riconosce il percorso di studi presso l'universita' di medicina italiana e permette di accedere (o comunque fare domanda) alle scuole di specialita' americane.
La certification, abbiamo detto, viene ottenuta tramite:

1. la verifica da parte dell'ECFMG dei credentials. I credentials richiesti sono elencati in dettaglio nell'opuscolo informativo dell'ECFMG, in cui tra il resto e' racchiuso tutto quello che c'e' da sapere sullo USMLE. E' un po' lungo ma benfatto e molto chiaro nella descrizione dell'intero procedimento, passo per passo, dei tempi, dei requisiti etc.

2. il superamento dell'esame di stato americano di medicina e chirurgia ossia lo United States Medical Licensing Examination (USMLE), che si compone di tre parti: Step 1, Step 2 Clinical Knowledge (Step2 CK) e Step 2 Clinical Skills (Step2 CS).

Step 1 copre la parte pre-clinica del corso di studi, Step 2 CK la parte clinica. Entrambi sono esami a scelta multipla, a tempo, vengono sostenuti al computer e vengono offerti dai centri della Prometric che ha sedi sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo.

Step 2 CS invece e' un esame pratico e viene offerto solamete nei centri della Clinical Skills Evaluation Collaboration (CSEC) che si trovano ad Atlanta, Chicago, Houston, Los Angeles, Philadelphia. Non e' possibile sostenerlo in nessun'altra citta' e men che meno continente. Quindi, in poche parole, potete sostenere i primi due in Europa mentre per il CS dovete volare qui.

Infine, una nota sullo Step2 CS. Da un po' di anni il TOFEL non viene piu' richiesto. La conoscenza dell'inglese viene valutata durante lo Step2 CS in cui praticamente lo studente gioca a fare il dottore con persone che si fingono pazienti mentre esaminatori osservano le scenette e giudicano la conoscenza dell'inglese (e non solo).



    Per ora mi fermo qui con la descrizione dello USMLE. Vorrei solo aggiungere due precisazioni.

    Io sono nel mezzo della certification e di conseguenza ci sono aspetti, soprattutto relativi ai passi successivi, che potrebbero essere imprecisi.

    Secondo, il boards (con cui viene indicato a volte lo USMLE, in particolare Step1) e' noto per incutere timore in chi lo deve sostenere. Soprattutto negli IMG (international medical graduate). Nelle mie ricerche online sono incappata in forum dove il panico regnava sovrano (e quando succede il mio consiglio e' di chiudere la finestrella e basta). Non lo nego: ci vuole tanta determinazione, tanta forza di volonta' e anche un pizzico di energia per riprendersi da inevitabili momenti di scoraggiamento.
    Pero' questi posts non sono qui per spaventare o demoralizzare ma per condividere la mia esperienza e affrontare il board come una volta mi disse il mio prof americano: A comes first. B comes after A. C comes after B. O qualcosa del genere. Per dire che spezzettando questo sogno in tanti piccoli obiettivi piano piano si avverera'!

    E questa foto la posto qui perche' e' un pensiero che mi ricorda il mio Step1... perche' possa portare tanta fortuna a te, futuro medico, e a te lettore che stai... struggling for your dreams!

    Tuesday, January 18, 2011

    La petite casserole


    In occasione del matrimonio ci siamo affidati alla lista nozze per rinnovare il pentolame. La marca da noi scelta ha voluto ringraziarci mandandoci un omaggio. Graditissimo ma..

    ...si tratta di una petite casserole. Che e' un bel pensierino ed e' pure graziosa a vedersi. Ma la petite casserole ha un diamentro di 9 cm e non e' resistente al calore. Oltre alla funzione di soprammobile, l'uso piu' sensato a cui sono riuscita a pensare e' quello di formaggiera. Ogni vostra idea e' benaccetta.  La petite casserole non ha la fessura laterale per il cucchiaino.


    Siccome siamo molto contenti del pentolame ricevuto, mi sento in dovere di aggiungere che questa petite casserole era un omaggio per ringraziarci per aver inserito i pezzi nella lista nozze. In segno di riconoscenza per quelli acquistati abbiamo ricevuto questa casseruola a lato che invece non e' in miniatura, resiste al calore e sforna tutto a forma di cuore!



    Sunday, January 16, 2011

    Uncanny connections

    C'era un tempo in cui io e il mio novello sposo lavoravamo sodo in settimana e trascorrevamo i weekend esplorando il WA state. Ad attenderci nel finesettimana c'erano spesso panorami luccicanti sotto la luce del sole e incorniciati da un cielo blu.

    L'anno scorso decisi che era giunto il momento di riprendere in mano i miei sogni professionali. Primo passo: esame di stato americano. Che a questi americani non garba il mio percorso di studi italiano e vogliono che dimostri che non mi sono trastullata per tanti anni in patria. Da allora i weekend si sono misteriosamente tramutati in una prosecuzione di settimana. E a quanto pare il tempo, impietositosi, e' venuto in mio soccorso. E' un articoletto un po' insulso ma riporta il bilancio metereologico del 2010:

    E il 2011 inizia cosi'. MLK Jr. birthday weekend:


    Ora, dopo questo post inutile che denota la mia scarsa voglia di tornare alla scrivania, mi sa che i miei libri non mi lasciano piu' scampo.  Ma a chiunque passi di qua...uno splendido long weekend!

    Friday, January 14, 2011

    Aquiloni

    Ispirata dai commenti. Non troppo convinta che sia saggio postarlo.


    Ho smesso di farmi accompagnare in aeroporto perche' era una pena infinita. Iniziavo a piangere quando vedevo i miei fratelli salutarmi dalla finestra di casa, sbracciandosi finche' la macchina non svoltava la curva. Mi ricomponevo per quelle tre ore di macchina e poi davanti al metal detector ero un fiume in piena. Vedere i miei genitori sorridermi, abbracciarmi e risorridermi, nel mio stesso tentativo di rassicurarci a vicenda che va bene cosi', che c'e' skype, che c'e' tanto amore, sempre, imprescindibile, inscalfibile dalla distanza. 
    Sensi di colpa infiniti, forse ancora irrisolti, alimentati dal fatto che nessuno nella mia famiglia mi ha mai fatto pesare la scelta di andare a vivere lontana. "A noi basta sapere che tu sei felice". Ecco, pensavo fosse una frase fatta. Invece e' l'amore piu' disarmante che io abbia mai conosciuto. 
    Non solo perche' me lo dicono a voce. Ma perche' me lo dimostrano nei fatti.

    C'e' una poesia che non conoscevo e che ho scoperto su questo blog. Mi e' piaciuta moltissimo.  E la copio qui:

    I figli sono come gli aquiloni, passi la vita a cercare di farli alzare da terra. Corri e corri con loro fino a restare tutti e due senza fiato… Come gli aquiloni, essi finiscono a terra… e tu rappezzi e conforti, aggiusti e insegni. Li vedi sollevarsi nel vento e li rassicuri che presto impareranno a volare. Infine sono in aria: gli ci vuole più spago e tu seguiti a darne. E a ogni metro di corda che sfugge dalla tua mano il cuore ti si riempie di gioia e di tristezza insieme.Giorno dopo giorno l’aquilone si allontana sempre più e tu senti che non passerà molto tempo prima che quella bella creatura spezzi il filo che vi unisce e si innalzi, come è giusto che sia, libera e sola. Allora soltanto saprai di avere assolto il tuo compito. (Erna Bombeck)

    Eccoci qui. Aquiloni. Tutti. 
    E i nonni e i genitori, a terra, ci guardano conquistarci il nostro posto nel mondo. I nostri sogni.

    C'e' tanta distanza. Ma questa esperienza, ovunque noi siamo, ci offre un'opportunita' per crescere, per arricchirci, per confrontarci, per diventare persone migliori. E nel momento in cui accettiamo la distanza, beh, possiamo comunque ancora fare del nostro meglio per minimizzarla.

    Non ho un figlio pertanto ora potrei solo esprimere congetture su cosa sia l'amore materno. Quindi mi limito a dire questo. Io spero con tutto il cuore di essere un giorno un genitore come i miei genitori lo sono stati per me. Di poter guidare i miei figli, quando avranno bisogno. Di essere una brava mamma nel lasciarli poi spiccare il volo, guardarli partire, con il sorriso sul volto e l'amore nel cuore che asciuga quella piccola lacrima, silenziosa, inevitabile. 
    Spero di invitarli a vivere la vita, con la stessa fiducia, lo stesso entusiasmo e lo stesso amore che i miei genitori hanno avuto per me. 

    Tempo fa la mia piu cara amica oltreoceano mi ha scritto questo. Anche lei e' europea. Anche lei vive oltreoceano. 
    I can tell that you love your parents and siblings very much and from what I saw at your wedding I know that also they love you to death. And yet they are ok with you moving across the ocean for a man. That is so generous and selfless of them and so reminds me of my parents and my relationship with them.
    I hope that one day I will be able to do the same for my children and have faith and confidence in them and their decisions.


    Ecco, quell'ultima frase per me e' un  tesoro. E anche la mia amica.

    E domani... tante belle foto e post spensierati!

    Thursday, January 13, 2011

    Ricordi

    Mentre correvo dopo una notte di pioggia, in un'area del parco ho sentito un profumo particolare impregnare l'aria. Era uno dei profumi della mia infanzia: il profumo del sottobosco! Immediatamente una carrellata di ricordi e' affiorarata alla mia mente. I ricordi di quando ero bambina e andavo-a-passeggio-con-il-nonno.

    Il mio Nonno pazientemente intagliava con il temperino rosso il mio nome e quello dei miei fratelli in rami di nocciolo. Poi ciascuno di noi "spellava" (cosi' dicevamo!) la parte con il nome dal proprio ramo e fieri lo usavamo come bastone. Nel bosco il Nonno ci insegnava dove cercare i funghi. Come riconoscerli ed eventualmente raccoglierli. I piu' ambiti erano i porcini, che chiamavamo brise. Ogni tanto raccoglievamo anche qualche mazza tamburo. La portavamo a casa e la mettevamo in un vasetto d'acqua dove poi si sarebbe aperta. Lungo il sentiero invece raccoglievamo le fragoline di bosco, i lamponi e i miritilli. E finferli a volonta'. Quando dal bosco si apriva un prato, era la volta dei fiori per fare il-mazzolino-da-portare-alla-nonna. Il mio Nonno intonava i canti e ci insegnava come riconoscere le conifere dal tipo di ago. Il mio Nonno mi ha insegnato a leggere e scrivere, ad andare in bicicletta, a suonare il pianoforte, a giocare a briscola e a dama, a fare le parole crociate tenendomi sulle ginocchia, a scattare la mia prima fotografia. Ha ascoltato poesie e tabelline. Mi portava a vedere le trincee della prima guerra mondiale e come le api fanno il miele. Mi raccontava la storia dei tre porcellini. E tante altre cose ancora.

    Ecco, io spero che anche i mie figli un giorno, nonostante la distanza, possano trascorrere la magia di quei momenti con i loro nonni, imparare dalla loro saggezza, creare lo stesso affiatamento, crescere con la stessa complicita', godere di quell'affetto profondo e sconfinato che un nonno ha per te.

    Tuesday, January 11, 2011

    Never say never


    La prima volta che vidi tanta costanza pensai che certi runners fossero un po' fanatici.



    Ieri, cinque anni dopo, a correre sulla neve (seppur con una visibilita' decisamente superiore) ero io...

     



     ... l'americanizzazione e' in agguato!


    Sunday, January 9, 2011

    Crabbing

    Su ispirazione di un commento al post precedente:
    Come distinguere se un granchio appartiene al gentil sesso?

    L'anatomia del granchio e' conoscenza a me non nota e non mi addentro nell'argomento. Pero' vi svelero' il trucchetto che ci ha insegnato Mark, l'amico che pazientemente ci illustra i segreti del mestiere nelle uscite clamming/crabbing.

    Eravamo rimasti che...
    Andate a curiosare nella crab pot e trovate un sacco di granchi!

    Esultate!

    Raccogliete un granchio dalla crab pot (o, nella mia versione, fate raccogliere il granchio a mani altrui).

    Lo tenete immobilizzandogli le chele.

    Lo girate e guardate la forma dell'addome.


     Se l'addome e' largo e rotondeggiante, state tenendo tra le mani una lady crab.
                                                    (foto tratta da http://en.wikipedia.org/wiki/File:Pachygrapsus_marmoratus_male_female.png)


    Se l'addome e' stretto e triangolare, avete tra le mani un gentleman crab.
                                                    (foto tratta da http://en.wikipedia.org/wiki/File:Pachygrapsus_marmoratus_male_female.png)



    Semplice, no?



    Eccezione alla regola.

    Dopo aver appreso queste nozioni da Mark, siamo andati sulla riva a cercare le clams.

    Mentre chini esaminiamo la sabbia, troviamo un piccolo rilievo un po' anomalo. Che sia comunque un vulcano sotto al quale la clam se la sta spassando? Proviamo con il clam tube ma non affonda.
    Perplessi e incuriositi, scaviamo un pochino e... oh, c'e' un granchio!

    Sottoponendolo a qualche acrobazia, riusciamo a portarlo in superficie.

    E' ora di verificare se sappiamo applicare le nozioni tanto semplici che Mark ci ha illustrato.

    Malamente, senza nemmeno troppo contatto, riusciamo a girarlo e metterlo a chele all'aria:

    oops...cos'e'?

    mumble, mumble...


     ... una signora granchio in dolce attesa  :)!


    E mentre vi raccontavo il tutto, fuori dalla finestra e' iniziato a nevicare...

    Saturday, January 8, 2011

    Clamming




    Clamming consiste fondamentalmente nel raccogliere le vongole, in particolare la varieta' razor clam (a fianco). Si fa sull'oceano, lungo
    la battigia, alla luce del tramonto, quando la marea si ritira. E' un'attivita' molto popolare qui nel Northwest ed estremamente regolamentata. Vengono effettuati controlli periodici per monitorare la popolazione di clams e in base ai risultati viene determinata la frequenza con cui clamming e' consentito. Ci vuole una licenza, si possono raccogliere al massimo quindici vongole a persona e non si possono scartare (sono insabbiate e non si vede la dimensione se non dopo averle raccolte).

    Queste vongoline se ne stanno nascoste sotto la sabbia. Ogni tanto pero', ahime', schizzano un getto d'acqua che, attraversando la sabbia sovrastante, forma un piccolo vulcano in superficie, facilissimo da riconoscere. Ora sapete che la razor clam e' li'.


    Se la volete portare a casa, dovete utilizzare il clam tube ossia questo strumento a sinistra. E' cavo e va dapprima premuto nella sabbia circondando completamente il vulcano (il cui diametro e' sempre minore di quello del clam tube) e successivamente estratto. Nella parte inferiore dell'impugnatura c'e' una piccola apertura da lasciare scoperta quando si scava e da chiudere con un dito quando si ritira il tubo dalla sabbia. Con questa manovra si risucchia la colonnina di sabbia formatasi nella cavita' del clam tube e se siete fortunelli al suo interno c'e' pure la vostra clam.





    Ora, c'e' chi lo fa per poi sbizzarrirsi in cucina. Niente da dire a riguardo perche' le razor clams possono essere gustose (ma antipatiche da pulire). Pero' la parte piu' bella e divertente e' semplicemente cercarle e raccoglierle sull'oceano. E non immaginatevi l'oceano della California. Qui la costa e' molto piu' selvaggia (foto a lato). E spettacolare in altro modo.
    Inoltre fa effetto essere in mezzo alla natura per ore e poi, quando arriva il tramonto e tutti accendono la lampada frontale, tutto a un tratto, veder comparire un mini skyline di testoline illuminate.





    Se poi siete stati previdenti e al mattino avete immerso una crab pot con dentro la gabbietta di esche, potete andare a controllare se avete preso qualcosa anche li'! Ma con il righellino apposito per misurare il granchio! Se le dimensioni sono sotto la soglia o se il granchio e' femmina, torna in acqua! Ma tanto... voi siete gia' stati bravi con le clams, no?!

    Friday, January 7, 2011

    Going around Seattle

    Come in tante citta' anche qui si va in giro a piedi, in bici, in bus, tram, streetcar, monorail, in macchina, in taxi e chi piu' ne ha piu' ne metta.





    Mezzi di trasporto piu' curiosi a me sembrano:

    La duck boat, un coloratissimo veicolo anfibio a quattro ruote che, quando ancora sull'asfalto si trova di fronte l'acqua, invece che fare retromarcia, si accovaccia e inizia a navigare.        


    Lo skitching ossia giovini baldanzosi sullo skateboard si attaccano al retro degli autobus e si lasciano trainare lungo le strade (mentre le macchine dietro si infuriano).



    L' idrovolante, per un giro panoramico e apprezzare l'area nel suo insieme.



    E infine, per me il modo piu' bello, in barca a vela! Seattle non mi ha mai fatto impazzire architettonicamente. Pero' vista dall'acqua e' un gioiellino. E possedere una barca a vela nello stato di WA e' molto comune e non troppo oneroso. Noi invece la noleggiamo in universita': 100 punti alla UW!!!!


    Thursday, January 6, 2011

    "Hi!"

    Durante il primo periodo di vita oltreoceano mi stupivo di tantissime cose. Con il tempo molte sono diventate "normali". Una cosa che ora mi viene spontanea ma ancora mi sorprende se non altro per quanto mi fa contenta e' quell'"hi!" sorridente che si scambia tra perfetti sconosciuti quando ci si incrocia per strada o al parco. Mi piace. Mi sembra cosi' sincero e genuino. E mentre ieri correvo per la prima volta dopo le vacanze e tra me e me infierivo contro la pausa natalizia, i lauti pasti e i peccati di gola, gli "Hi!" sorridenti degli altri runners mi hanno messo proprio di buon umore e caricato per lo sprint finale!
     
    E questo invece e' uno dei tanti scoiattoli con cui condivido Seattle e che sono proprio ovunque. Precisazione: lo scoiattolo con qualche chiletto di troppo della foto a fianco in verita' vive a Boston. Quando mi sono trasferita a Seattle lo stupore per gli scoiattoli era gia' scemato, per cui non ho foto. Pero' dal WA ho una foto di un chipmunk, parente stretto dello scoiattolo, che, almeno qui, ancora vive allo stato selvatico e non ho ancora visto cibarsi di paninozzi e avanzi lungo i marciapiedi ed essero inseguito dai cani!

    Tuesday, January 4, 2011

    Nicknames


    Un altro soprannome di Seattle e' the Rain City. Il tempo trascorso in questa citta' pero' mi ha portato alla conclusione che questo soprannome e' inesatto. Non e' che piova poi cosi' tanto e cosi' spesso. Quando piove, generalmente e' una pioggerellina leggera che solo raramente e per qualche ora diventa pioggia battente. Infine i tuoni fragorosi dei nostri temporali di fine estate qui sono un fenomeno del tutto inusuale. Bottom line: Seattle andrebbe piuttosto ribattezzata the Extremely Cloudy City.

    Ma in questi giorni si e' mostrata in tutto il suo splendore! E allora immortaliamola nel sole, che da domani saremo nuovamente sepolti sotto una noiosissima coltre di monotone nuvole






    Monday, January 3, 2011

    Welcome to the Emerald City!


     L'Emerald City e' proprio quassu', in quest'angolino di mondo subito sotto il Canada.
    E la citta' da cui verra' scritto questo blog, almeno per ora.



    Questa e' Seattle downtown



     Questo lo Space Needle, simbolo inconfondibile della citta'


     Anche se per onesta' e coerenza con le condizioni metereologiche della citta' la maggior parte dell'anno avrei dovuto postare questa di foto
     



     E infine il tramonto da casa nostra ieri sera



    Insomma, benvenuti a Seattle!










    Sunday, January 2, 2011

    Un post per

    condividere con voi la sobrieta' delle decorazioni natalizie di questa casa.


    Una foto soltanto non riusciva ad inquadrarle tutte